9.05.2024
Nella seconda metà del 1500 la scherma italiana diventò la più rinomata in Europa. Molti maestri furono richiesti all’estero soprattutto in Germania, Francia, Inghilterra.
Tale supremazia rimarrà fino oltre il 1650, periodo in cui la scherma del nord Italia inizierà a subire l’influenza della scuola francese. I maestri dell’Italia centrale e meridionale inizieranno a sviluppare allora ciascuno un metodo autonomo.
Dalla seconda metà del 1600 il metodo di daga e pugnale, che precedentemente veniva insegnato dai maestri d’arme, fu adattato in ambito popolare all’uso sempre più diffuso della lama corta, intesa come coltello fisso o a serramanico.
Sei regioni italiane svilupparono una vera arte marziale del coltello attraverso dieci differenti scuole clandestine:
- Corsica (scuola corsa)
- Lazio (scuola romana)
- Campania (scuola napoletana)
- Campania (scuola salernitana)
- Puglia (scuola foggiano-barese)
- Puglia (scuola brindisino-leccese)
- Puglia (scuola tarantina)
- Calabria (scuola calabrese)
- Sicilia (scuola palermitana)
- Sicilia (scuola catanese)
Ogni scuola aveva un proprio metodo, ma l’insegnamento prevedeva sempre queste finalità:
- uso di un solo coltello in guardia destra o sinistra
- uso del coltello e giacca (o altro indumento) a protezione del braccio
- uso del coltello in spazi chiusi tipo osterie o taverne
- uso del coltello quando si è ammanettati ai polsi
Nel 1700 solo i maestri della Scuola Napoletana e Siciliana riusciranno a contrastare la Scuola Francese d’oltralpe. Alla fine del 1700, la Scuola Napoletana dimostrò la propria superiorità sulla scherma d’oltralpe francese. Questo avvenne quando il Maestro francese La Motte venne a insegnare al collegio militare di Milano. La Motte provò con i maestri d’arme Bianchi e Gaggini. Quest’ultimo tenne fronte al francese, che fu nettamente battuto dall’italiano Bianchi.